“L’omicidio-suicidio avvenuto a Porto Santo Stefano,  solleva il velo di disinteresse e distacco che troppo spesso nasconde queste tragedie, che accadono con preoccupante regolarità tra le forze dell’ordine.”

Con queste parole il Presidente dell’associazione Cerchio Blu Graziano Lori commenta l’episodio avvenuto giovedì mattina 27 luglio 2017 a Porto Santo Stefano dove una donna di 55 anni, comandante della Polizia locale di Monte Argentario, ha prima ucciso il figlio 17enne per poi spararsi con l’arma di servizio.

Come Associazione Cerchio Blu siamo impegnati in molte attività per sensibilizzare e formare gli appartenenti alle forze dell’ordine a non sottovalutare segnali e fattori stressogeni.
I dati confermano un fatto preoccupante: non si contano molti tentativi di suicidio tra le divise, che quando decidono di farla finita sanno come fare.

E non è raro che colleghi o familiari siano costretti a seguirli!

Dall’inizio dell’anno sono 17 le vittime tra le forze dell’ordine censite da Cerchio Blu e inserite nell’Osservatorio nazionale. Si tratta di cinque carabinieri, cinque poliziotti, quattro penitenziari, due poliziotti locali e un finanziere, ai quali vanno aggiunte però altre tre vittime uccise dagli stessi suicidi: una moglie, un figlio e un collega di lavoro, il vicecomandante della polizia locale di San Donato Milanese.

Come associazione di soccorritori e poliziotti, ma anche in qualità di ricercatori sociali, sappiamo che sono molti i fattori di stress che possono far perdere lucidità a uomini e donne in divisa, che oggi operano in un contesto sociale, operativo ed organizzativo molto difficile.

Ci si aspetta che Poliziotti, Carabinieri e Vigili siano sempre perfettamente centrati ma non si da loro alcun supporto o aiuto per affrontare fatti ed espisodi che spezzerebbero chiunque. Non solo “le cose della vita” con i quali ciascuno fa i conti, ma anche i gravi fenomeni della loro professione quali ad esempio rapine, risse, incidenti stradali mortali o mutilanti, aggressioni.
Ad essi si aggiungono aspettative deluse, gerarchie talvolta incomprensibili, rigidità organizzative, turni di lavoro che annullano ogni opportunità di vita sociale.

Le organizzazioni di polizia non sono oggi in grado di captare il pericolo perchè -salvo poche eccezioni- non monitorando le situazioni a maggior rischio, sono spesso completamente disinteressate allo stato d’animo dei propri operatori, al clima all’interno dell’organizzazione, la quantità di assenze, i rapporti tra colleghi e quelli con i cittadini-
Alcuni comandi davvero illuminati hanno attivato gruppi di supporto tra pari (anche in collaborzione con Cerchio Blu) per captare i primi deboli segnali di disagio, spesso cammuffati e nascosti dai diretti interessati per non esser messi a riposo, con gravi conseguenze su opportunità profesisonali e carriera.

Mentre nelle grandi aziende del settore privato si sta puntando molto su nuove modalità di lavoro per coinvolgere e prendersi cura delle persone, le forze dell’ordine scontano forse il peggior livello di arretratezza della pubblica amministrazione, dove il personale è ancora solo una risorsa… da sfruttare, al pari di acqua, petrolio e gas.

In questo contesto non stupisce che il nostro Osservatorio nazionale sul suicidio dei poliziotti di Cerchio Blu, unico in Italia, conti oggi quasi 300 suicidi registrati tra agenti e ufficiali in servizio ed in pensione.

Il Capo della Polizia Gabrielli ha dimostrato un’attenzione nuova a questo tema parlando di un vero e proprio Piano in grado di affrontare i più alti livelli di suicidio rispetto al resto della popolazione. Dall’inizio dell’anno, come dicevamo, sono 17 i casi di suicidio, cinque dei quali in Polizia di stato. spero che un’attenzione simile contamini anche i vertici delle altre forze dell’ordine e della Polizia Locale, che un vertice unico purtroppo non ha.

Cerchio Blu ha attivato una Help Line riservata alle forze dell’ordine, dove una delle nostre psicologhe risponderà alle richieste. Il servizio è raggiungibile