“E’ importante valutare e gestire gli stress tipici degli operatori di polizia.
In Italia si contano 300 suicidi nelle forze dell’ordine, adesso bisogna trattare seriamente questo fenomeno”

Il presidente di Cerchio Blu Graziano Lori, invita ad analizzare seriamente il fenomeno dei suicidi tra gli agenti di polizia e così commenta l’episodio accaduto all’interno del comando di Polizia Locale di San Donato Milanese il 29 giugno 2017.

E pochi giorni prima sono avvenuti altri casi di suicidi tra le forze dell’ordine a Pizzo Calabro, Milano, Cosenza e Padova.


L’omicidio-suicidio avvenuto all’interno del Corpo di Polizia Locale di San Donato Milanese ci riporta ad una riflessione sull’importanza di valutare e gestire gli stress tipici di alcune professioni – spiega il Presidente di Cerchio Blu Graziano Lori.

Come Cerchio Blu monitoriamo da anni lo stress degli operatori di polizia e del soccorso ed abbiamo rilevato sul campo ciò che la letteratura nazionale ed internazionale riporta da tempo: non solo le attività professionali tipiche a rappresentare forti pressioni emotive, ma anche il contesto stesso all’interno del quale esse si svolgono.

Dalle prime indagini emergerebbe che i fattori scatenanti siano quelli organizzativi quali orari, turni e simili.
Si tratta di elementi tipici di queste professioni, che possono avere un ruolo importante nell’aggravare situazioni di difficoltà personale esacerbando il contesto delle relazioni.

Per la natura della loro professione Poliziotti, Carabinieri e Vigili sono immersi in fenomeni gravi quali rapine, risse, incidenti stradali mortali o mutilanti: agli aspetti post-traumatici si possono pertanto aggiungere fonti di stress tipiche delle organizzazioni, come in questo caso.

Anche fattori privati o secondari possono rappresentare ulteriore motivo di detonazione delle situazioni, perciò il problema diventa spesso l‘incapacità da parte delle organizzazioni di polizia di captare il pericolo monitorando le situazioni a maggior rischio, quali lo stato d’animo dei propri operatori, il clima all’interno dell’organizzazione, la quantità di assenze, i rapporti tra colleghi e quelli con i cittadini ed altri fattori.

A livello nazionale esistono pochissime realtà che si stanno adoperando sul tema del primo sostegno e ascolto psicologico degli operatori di polizia  ed anche in questi rari e positivi casi le figure apicali tendono a cercare nella sfera privata la causa del suicidio.

Rapporti compromessi, incomprensioni gerarchiche, affermazione personale, rigidità e dissapori non risolti sono solo alcuni dei fattori che preludono a rapporti conflittuali tra collegi che possono poi portare a disagio e creare vere e proprie condizioni di burnout in quegli operatori disposti a tutto pur di cambiare servizio.

Nei casi più gravi possono innestare una situazione precipitante fino ad arrivare al suicidio o addirittura all’omicidio-suicidio.

Mentre nelle grandi aziende del settore privato si stanno sperimentando modalità di lavoro innovativo per gestire il personale con un occhio alla produttività e l’altro al benessere dei lavoratori, negli ambienti delle forze dell’ordine si assiste ancora a rigidità incomprensibili e modelli organizzativi napoleonici.

In questo contesto non ci stupisce che l’Osservatorio nazionale sul suicidio dei poliziotti di Cerchio Blu, unico in Italia, conti oggi quasi 300 suicidi registrati tra poliziotti in servizio ed in pensione, appartenenti a tutte le uniformi, secondo noi il tempo di trattare il fenomeno con serietà è arrivato.

 

Il Presidente Cerchio Blu
Graziano Lori