Il lavoro in polizia è stato valutato al quarto posto nella classifica dei lavori più stressanti del 2016.
Questo stando alla classifica stilata da CareerCast.com, sito americano di ricerca del lavoro, e ripresa lo scorso 18 gennaio 2016 da Adn Kronos.
Secondo la ricerca il livello di stress è determinato in base a 11 fattori: numero di viaggi, scadenze, pressione dell’opinione pubblica, competitività, sforzi fisici, condizioni ambientali, pericoli, rischi per la propria vita o per quella di altri, incontri e interazione con clienti e/o pubblico, possibilità di crescita professionale.
In cima alla top ten si piazzano i militari, ma anche le altre forze dell’ordine, agenti di polizia e vigili del fuoco, che devono garantire la sicurezza degli altri e affrontano quotidianamente situazioni di pericolo.
Mentre chiudono la classifica giornalisti e tassisti.
Ci eravamo già occupati delle Fonti principali dello stress del lavoro in polizia e in questo articolo desideriamo spingerci un po’ oltre per far comprendere l’importanza degli strumenti preventivi, primo tra tutti una corretta valutazione.
Lo stress è stato teorizzato nel 1936 da Hans Selye e definito anche sindrome generale di adattamento, la risposta generale aspecifica di un soggetto a qualsiasi richiesta proveniente dall’ambiente, perciò non necessariamente negativa.
Numerosi studi e pubblicazioni riconoscono lo stress lavoro-correlato come una delle cause principali del malessere odierno, responsabile anche di gravissimi rischi per la salute. Inoltre non è ancora stato chiarito se lo stress sia una causa del malessere oppure una conseguenza.
Tra le cause dello stress in ambito lavorativo possiamo individuare la marginalizzazione dalla attività lavorativa, lo svuotamento delle mansioni, la mancata assegnazione dei compiti lavorativi con inattività forzata o la mancata assegnazione degli strumenti di lavoro, i ripetuti trasferimenti ingiustificati, la prolungata attribuzione di compiti eccessivi o dequalificanti rispetto al profilo professionale posseduto, l’impedimento sistematico e strutturale all’accesso a notizie, l’inadeguatezza strutturale e sistematica delle informazioni inerenti l’ordinaria attività di lavoro, l’esclusione reiterata del lavoratore rispetto ad iniziative formative, di riqualificazione e aggiornamento, l’esercizio esasperato ed eccessivo di forme di controllo.
Le conseguenze dello stress lavorativo possono manifestarsi sull’individuo a diversi livelli:
- livello fisiologico: con disturbi cardiovascolari, disturbi gastrointestinali e disturbi del sonno;
- livello emotivo: reazioni d’ansia e depressione, senso di disperazione e impotenza;
- livello comportamentale: con un impatto diretto sul funzionamento organizzativo, può manifestarsi la riduzione della performance, il turnover e l’assenteismo mentre, con un impatto sull’individuo può verificarsi l’abuso di alcool, di tabacco o di sostanze psicoattive;
- livello psicologico: è possibile che si manifesti tensione, ansietà, fatica cronica o patologica, depressione, riduzione dell’autostima e della fiducia in se stessi, esaurimento emotivo, insoddisfazione lavorativa o il disimpegno verso l’organizzazione;
- livello cognitivo: in condizioni di stress molti lavoratori hanno difficoltà a concentrarsi, a ricordare e memorizzare, ad apprendere cose nuove, ad essere creativi e a prendere decisioni.
E l’organizzazione non è immune da queste conseguenze, visto che subisce costi diretti e costi indiretti.
I costi diretti per l’organizzazione riguardano la partecipazione e la permanenza del personale presso l’organizzazione. Se un dipendente non partecipa o sceglie di abbandonare l’organizzazione, quest’ultima paga un prezzo per il lavoro non svolto. Alcuni esempi sono l’assenteismo e i ritardi, gli scioperi e le astensioni dal lavoro e l’avvicendamento disfunzionale del personale.
I costi indiretti comprendono ad esempio la perdita di vitalità, di capacità di reazione e di elasticità, l’abbassamento del morale e calo della motivazione, accompagnati da grande insoddisfazione, la comunicazione disfunzionale, con riduzione della frequenza della comunicazione e aumento delle distorsioni, il processo decisionale inficiato da errori di valutazione, il deterioramento della qualità delle relazioni di lavoro per sfiducia, mancanza di rispetto e ostilità, l’aggressività e violenza sia verbale che fisica.
La conoscenza dei fattori di rischio connessi ad una determinata attività lavorativa costituisce indispensabile premessa a qualsiasi intervento preventivo: per approfondire vedere l’articolo Fonti principali dello stress del lavoro in polizia.
Il disagio organizzativo all’interno dei Corpi di Polizia, come in tutti i contesti lavorativi, deriva da quell’insieme di fattori dell’organizzazione del lavoro in grado di incidere sul benessere soggettivo dei lavoratori. Per questo è fondamentale fare riferimento a tutte quelle fonti di stress del lavoro, da monitorare per l’analisi del rischio stress lavoro-correlato.
Il D.Lgs. 81/2008, Testo unico sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, all’art. 28 rinnova l’obbligo per il datore di lavoro di valutare tutti i rischi per i lavoratori derivanti dallo stress lavoro-correlato, redigendo un Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) ed adottare le necessarie misure, predisponendo un piano d’attuazione delle azioni tendenti ad aumentare la tutela della salute dei lavoratori.
Poichè «lo stress legato al lavoro è il sintomo di un problema organizzativo, non di una debolezza del singolo» (Frascheri, Cinzia, Stress sul lavoro, Maggioli 2006, p. 58), il problema è da ricercare nell’ambiente lavorativo, fisico-organizzativo-sociale.
Valutare i rischi psicosociali significa perciò analizzare se all’interno dell’organizzazione esistono condizioni sociali ed organizzative che facilitano e favoriscono il proliferare di stressed o altri tipi di disagio e quale sia la capacità delle persone e dell’organizzazione di farvi fronte.
La valutazione dello stress lavoro-correlato nelle forze dell’ordine non è perciò nè una capricciosa perdita di tempo nè una procedura amministrativa necessaria a mettersi in linea con obblighi burocratici, ma uno strumento utile attraverso il quale l’organizzazione aumenta la sua produttività attraverso l’analisi e il miglioramento di ambiente e condizioni nelle quali le persone trascorrono buona parte della loro vita.
Per approfondire:
Lo stress del lavoro in polizia: Valutazione e strategie di contenimento
di Francesca Battagli e Graziano Lori
Francesca Battagli
Psicologa del lavoro e delle organizzazioni; operatore di Polizia Municipale; docente della Scuola Interregionale di Polizia Locale