SOCIAL NETWORK E OPERATORI DI POLIZIA: UN ESEMPIO NEGATIVO SULLE CONSEGUENZE DI UNA CONDIVISIONE SUPERFICIALE

di Roberto Dosio*

 

 

 

Il 21 luglio 2017 l’agenzia ADNKRONOS ha pubblicato la notizia, poi ripresa da tutte le altre testate giornalistiche, in merito al procedimento disciplinare di un Agente della Polizia Stradale che durante un servizio automontato di pattuglia sull’autostrada Torino-Bardonecchia, si era lasciato andare sia a commenti poco edificanti nei confronti di un extracomunitario trovato a percorrere in bicicletta il suddetto tratto autostradale sia a polemizzare sulle scelte politiche della Presidente della Camera dei Deputati On. Laura Boldrini. Il tutto era stato ripreso con uno smartphone in un video che successivamente era stato condiviso sul web. Un video di pochi secondi che è bastato a causare seri problemi all’Agente di Polizia.

Non è la prima volta che un uomo in divisa mette in pericolo la propria carriera e viene sottoposto a procedimento disciplinare dopo aver realizzato e condiviso un video di dubbio gusto e senza alcun rispetto dell’etica.

Il 28 marzo 2017, sui quotidiani on linea, era stata pubblicata la notizia, con la diffusione del relativo video, di un Operatore della Polizia Locale di Milano in servizio in missione nelle zone terremotate di Amatrice fattosi riprendere in divisa mentre usciva da una bara presente all’interno del cimitero cittadino. Anche in tale occasione, dato il clamore irrispettoso alla tragica situazione in cui vivevano i cittadini delle zone colpite dal terremoto del 2016, l’Operatore venne sottoposto a procedimento disciplinare.

Nel giro di pochi mesi gli esempi eclatanti ripresi dagli organi di informazione sono stati considerevoli ed è giusto fare alcune riflessioni.

Non possiamo disconoscere il fatto che nel chiuso di noi stessi tanti sono i pensieri a ruota libera che si fanno e spesso sono condivisi con poche altre persone tra cui i compagni di pattuglia. Può capitare, che volendosi sfogare, si dicano cose che non si pensano veramente, pensieri che come nascono muoiono lì frutto di tensione, adrenalina o scoraggiamento. Questi pensieri ci aiutano ad affrontare al meglio le situazioni lavorative, sono una valvola di sfogo che fanno prendere con un pò più di leggerezza la giornata oppure danno la possibilità di tirare fuori tutto quello che si ha dentro. Solitamente i bersagli sono la situazione sociale, il non condividere taluni disposizioni che arrivano dai superiori, il disaccordo con un collega, problemi familiari e tante altre cose. Si esprimono concetti che dovrebbero rimanere chiusi all’interno di un abitacolo di pattuglia, sono una sorta di pensiero fatto a voce alta e come tale dovrebbe rimanere: un pensiero, che come nasce muore. E’ la condivisioni di pensieri intimi che tante volte fa si che una pattuglia funzioni bene, proprio perché i colleghi si conoscono a fondo.

Che cosa non ha funzionato nei due esempi riportati? Aver registrato quello stupido pensiero durante il servizio sull’autostrada Torino Bardonecchia e quello scellerato gesto nel cimitero di Amatrice, offensivi verso le istituzioni e verso altre persone, averli salvati sul proprio cellulare e averli inviati trionfalmente ad altre persone non potendoli più contenere ne aver modo di controllarli.

Purtroppo il mondo di internet ha un potere di risonanza di cui non ci si rende conto della portata. Un mondo che accusa, giudica e condanna senza appello. Nel caso del video realizzato dall’Agente della Polizia Stradale alcuni hanno contestato il provvedimento disciplinare affermando che esiste la libertà di pensiero. Ma mi chiedo: che libertà di pensiero c’è da parte di un uomo in divisa nel denigrare le scelte del Presidente della Camera? Che libertà di pensiero c’è nel deridere una persona che viaggia in bicicletta su una autostrada? Questa non è libertà di pensiero è uno sfogo di un uomo che probabilmente, stanco di tanti interventi e non giustamente considerato, si lascia andare a delle riflessioni con frasi e pensieri sbagliati e non corretti. Idee e concetti probabilmente non condivisi neppure dallo stesso autore ma che in un momento di rilassatezza ha professato. Purtroppo lo sbaglio è stato ampliato con la conscia condivisione con altri di quanto detto nell’abitacolo. E’ lì che c’è stato il cortocircuito non rispettando l’#eticadipolizia che dovrebbe ogni giorno guidare l’operato di un uomo in divisa qualsiasi sia il suo colore. Questi accadimenti non ledono solo il futuro lavorativo dei suoi realizzatori ma minano la considerazione che i cittadini nutrono verso le divise e di riflesso verso le istituzioni.

 

* Referente Area Nord Ovest Italia Ass.ne Cerchio Blu